Nella galassia liberale permanentemente in fermento, ci sono alcune formazioni politiche che hanno le idee chiare e cercano di dare voce a tutti quei ceti produttivi che a causa della congiuntura economica sfavorevole, e di continue manovre politiche recessive, nutrono molta preoccupazione per il proprio futuro. Una tra queste è “Rete Liberale”, un movimento nato nel 2009 per promuovere soluzioni mirate all’abbassamento della pressione fiscale a carico di famiglie e imprese. Ne parliamo con il presidente, Riccardo Lucarelli.

In questo panorama politico complesso e variegato, dove si colloca il suo movimento?

Rete Liberale, sin dalla sua nascita, si è collocato nell’area di riferimento di centrodestra, per quanto le categorie politiche abbiamo perso capacità esplicativa. Abbiamo da sempre preso in considerazione una destra fortemente orientata alla tutela delle libertà individuali ed economiche, avversaria delle degenerazioni stataliste incentrate sulle tasse; una collocazione che si riferisce alla prerogativa storica dei conservatori e dei liberali e non certo alla versione nazionalista del collettivismo statalista.

Parliamo di programmi. Perché ancora nessuno è stato in grado di ridurre, seppur sensibilmente, la spesa pubblica?

Chiedersi il perché, anche in periodi come questi in cui la tassazione ha raggiunto livelli record del 70%, non si riesca a ridurre la spesa pubblica, dà l’idea di quanto grave sia la situazione. La pressione fiscale è molto alta a causa dell’enorme spesa: ogni volta che si annuncia un taglio, la categoria interessata organizza manifestazioni di piazza e cerca la sponda utile tra i partiti o le associazioni di categoria e parti sociali per mantenere lo status quo.                  Al contrario, non s’è mai assistito a una manifestazione per chiedere l’eliminazione di una certa spesa da parte della categoria più tartassata e ignorata: i contribuenti italiani. Molto spesso, lo slogan più inflazionato è quello che vuole aggrediti la cosiddetta spesa improduttiva e gli sprechi, ma in base a quale criterio saranno così classificati?        Non si taglia e non si riforma perché i privilegi alimentano il Leviatano, che invece dovremmo affamare! Ovviamente, non c’è nessun dubbio che l’intervento massivo è quello sulla voce “prestazioni sociali in denaro”, nessuna riduzione sostanziale della tassazione sarà credibile e significativa.

Cosa ne pensate della polarizzazione pro e contro Euro in vista delle prossime elezioni europee?

Il movimento non è pro euro in senso stretto, assolutamente! Più che altro è una posizione che riafferma le critiche che economisti di libero mercato, quali Milton Friedman e Friedrich Hayek, avevano preventivamente mosso al progetto della moneta unica europea: ritenevano fosse un progetto tutto politico-costruttivista con deboli fondamenta economiche. Purtuttavia, chi si riconosce nel libero mercato fino a oggi s’è trovato nella condizione paradossale di non concentrare le sue critiche solo sull’euro, in chiave di contrapposizione alle posizioni dei keynesiani e dei sostenitori della Modern Monetary Theory. Non siamo troppo fiduciosi di questa politica italiana, che userebbe la sovranità monetaria come leva inflazionistica (tassazione alternativa) per emettere moneta e pagare le spese correnti dello Stato, anziché risanare il bilancio e tagliare gli sprechi del settore pubblico. Insomma, non affascinati dalla svalutazione competitiva. La Ue è strutturata sempre più come un superstato a economia pianificata e altamente burocratizzata. Questo è il vero problema che sovrasta il dibattito sulla moneta-Euro e relativa sovranità. Quella che vogliamo preservare è l’Europa del libero scambio e non delle regolamentazioni asfissianti che sempre più spesso assumono connotati protezionistici.

Vi definite conservatori liberali: qual è il vostro ultimo impegno in tal senso?

Partendo dal presupposto che la famiglia è storicamente il baluardo contro lo Stato invadente, la sosteniamo per la ovvia ragione che tra le varie forme di comunità, nelle quali l’individuo sperimenta il suo essere persona, la famiglia sia un’autentica scuola di realismo e di autogoverno per eccellenza. Non esiste nessuna divisione tra laici e cattolici, perché il tema della famiglia è trasversale sia alla religione che alla politica. Riteniamo la teoria gender un finto progressismo che non vorrebbe lasciar spazio nemmeno alla libertà di opinione e di espressione! E’ sempre più difficile argomentare un diverso punto di vista e come niente ti vedi definito come omofobo, razzista e politicamente scorretto! Che da un certo punto di vista, l’ultimo è un complimento! Si tratta di voler imporre l’ideologia gender anche ai bambini, come testimoniano gli ultimi fatti di cronaca! A questo punto, inutile lamentarsi dell’egemonia culturale della sinistra progressista, bisogna esporsi e contrapporre idee forti. Noi rispondiamo contrapponendo al “mariage pour tous” della Francia di Hollande, “la manif pour tous” in tutta l’Italia! Contro l’idiozia di chi vuole cancellare le parole “madre” e “padre” faremo una lotta con la forza delle idee e della realtà.

Published  L’Opinione delle libertà 19 FEB 2022

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